Le emozioni ai tempi della tecnologia

In queste ultime ore, vedendo le immagini del diluvio che ha messo in ginocchio la città di Genova, lecita mi è apparsa una riflessione che poi tanto lecita, probabilmente, non è date le ormai assodate esigenze dettate dalle dure leggi della contemporaneità: tutto quello che accade, a noi stessi e al mondo che ci circonda, passa oggi attraverso l’obiettivo impreciso di un cellulare per poi essere condiviso on-line.

Mi riferisco alla diffusione di quel video registrato da una ragazza affacciata alla finestra della sua casa in Corso Sardegna che, angosciata e spaventata (turpiloqui a parte), filmava le terribili immagini delle strade inondate, l’acqua trascinava con sé tutto, dai corpi di essere umani che impotenti cercavano di sfidare la forza della natura ai cassonetti della spazzatura.

Questo non è il solo esempio, basta ricordare il filmato di qualche settimana fa che mostrava le ultime immagini di un Gheddafi morente, per non parlare poi del caso del parto in diretta trasmesso su una rete nazionale e che tra l’altro ha mandato in tilt un intero ospedale.

Diritto di cronaca che ormai, tramite i nuovi media, legittima tutto e tutti? O forse ci sono ancora dei sentimenti che dovrebbero essere tenuti per noi e delle emozioni che possono ancora arrogarsi il diritto dell’intimità?

Ecco, appunto: tu chiamale se vuoi, emozioni.